Lo smart working o remote working è spesso visto come un sogno per molti freelance, ma lavorare da casa può nascondere insidie.
In questo articolo, condivido la mia esperienza e i consigli per affrontare le difficoltà del lavoro da remoto.
Scopri come migliorare la produttività, gestire il tempo e trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata
Dall’esterno, può sembrare un sistema di vita e di lavoro affascinante, ma non è detto che lo sia per tutti.
Come per ogni cosa, ci sono aspetti positivi e negativi.
Il mio obiettivo è aprire gli occhi a chi legge, condividendo la mia esperienza nei primi anni, anzi primi mesi, da freelance.
Ho sempre voluto scrivere su ciò che ho vissuto nei primi anni da freelance, dopo aver fatto il famoso salto da dipendente di un’azienda di zucchero a freelance digitale.
Molti freelance raccontano solo gli aspetti positivi e fantastici di questa modalità di lavoro, esplosa dopo la pandemia del 2020.
Mostrano la bellezza di vivere e lavorare ovunque si voglia, e questo è vero: è fantastico poter vivere dove si desidera, con solo un computer e una connessione internet.
Tuttavia, è importante considerare anche gli aspetti meno rosei, per non ritrovarsi in situazioni inaspettate.
Proprio quello che è successo a me (e non solo a me!).
Poco tempo fa, ho visto per caso un video su YouTube di Roberto Ricotta, in cui racconta la sua verità sul lavorare da soli.
Dopo averlo visto, mi sono sentito meno solo, perché ho vissuto molte delle situazioni che descrive.
Ho sempre avuto il desiderio di fare il freelance a tempo pieno, dedicandoci ogni minuto delle mie giornate, invece di limitarmi al 50% del tempo come facevo da dipendente.
Lavorare con turni fissi e con poco tempo a disposizione non era facile completare i lavori nei tempi prefissati, era una sfida costante.
La mia determinazione a diventare un freelance full time era forte, ma col tempo ho capito che non era solo questo a spingermi.
Un altro elemento che ha influenzato la mia decisione è stato vedere professionisti o imprenditori digitali condividere la loro vita, viaggiando in posti fantastici e sentendosi liberi.
Questo ha alimentato in me un desiderio ancora più forte. Il problema è che non ho guardato la realtà della mia situazione.
Quei professionisti erano arrivati a quel punto dopo anni di lavoro e sacrifici, mentre io partivo da zero, senza clienti e con un portfolio ancora da costruire.
Mi sono lasciato influenzare dall’idea di libertà che offre il lavoro da freelance digitale, senza considerare le difficoltà che avrei incontrato.
La mia realtà, più di quattro anni fa, era quella di non avere clienti e di dover costruire un portfolio con progetti di valore.
Partivo da zero, con solo un computer e la passione per l’esperienza utente.
E, purtroppo, non avevo nessuno che mi aiutasse ad affrontare le situazioni che si sono presentate.
Per questo, oggi scrivo articoli come questo, per aiutare chi sta affrontando la sfida del mondo freelance, fornendo gli strumenti e la consapevolezza necessari per gestire sia i lati positivi che quelli negativi.
Le prime difficoltà nel lavorare da casa
La mia più grande difficoltà, che ho capito solo anni dopo, era l’ossessione per la perdita di tempo.
Potrebbe sembrare una sciocchezza, ma non riuscivo a staccare.
Ogni momento libero lo dedicavo alla formazione: leggevo libri, guardavo video di corsi online e passavo troppe ore davanti al computer.
All’epoca non pensavo fosse sbagliato, ma inconsciamente stavo creando un sistema in cui mi chiudevo in me stesso.
Avevo perso le passioni al di fuori del lavoro digitale e non avevo più voglia di uscire per una semplice passeggiata.
Ero ossessionato dallo studio e dalla sensazione di non essere mai abbastanza aggiornato sulle novità del settore (FOMO).
Studiavo qualsiasi ambito che potesse darmi un background più solido, ma questo mi ha reso pigro.
Non mi vergogno a dirlo, perché dopo anni ho capito cosa stava succedendo.
Prima di quel momento, avevo raggiunto il famoso burnout, un periodo in cui corri così velocemente tra mille impegni da perdere completamente la produttività.
All’epoca non sapevo cosa significasse “burnout”, fino a quando non ho scoperto Gianluca Gotto, un esperto di crescita personale che ha scritto diversi libri sul vivere bene e godersi la vita nel presente.
Quando ho scoperto il suo blog “Mangia Vivi Viaggia”, ho iniziato a salvare quasi tutti i suoi articoli. Uno in particolare mi ha aperto gli occhi sulla mia situazione di burnout: ecco il link.
Dopo averlo letto, mi sono reso conto che molti dei segnali descritti mi riguardavano.
Nell’articolo, Gianluca suggerisce di fare una cosa alla volta e completarla prima di passare alla successiva.
Oggi, però, non mi fermo a questa soluzione.
Voglio proporti 4 rimedi che, nel tempo, hanno reso la mia vita professionale a casa più piacevole e produttiva.
Lavorare da casa con qualità: 4 soluzioni immediate
Come abbiamo capito, lavorare da casa non è una passeggiata, specialmente all’inizio del percorso da freelance.
Nella maggior parte dei casi, non si ha un budget sufficiente per lavorare ogni giorno in un coworking, quindi ci si concentra sull’abbassare i costi.
Questo, però, porta a difficoltà importanti. Ecco alcune delle problematiche che ho incontrato:
- Non avere una postazione dedicata al lavoro.
- Non stabilire pause ben definite.
- Non dedicare il giusto tempo a uscire di casa.
- Credere troppo alla flessibilità del lavoro.
- Non impostare un equilibrio tra lavoro e vita privata.
1. Avere un luogo di lavoro dedicato
Non avere una scrivania o un luogo dedicato al lavoro può influire sulla produttività.
Questo varia da persona a persona, ma personalmente ho notato che, senza uno spazio dedicato, spesso non completavo le task previste.
Quando mi sono trasferito a Bergamo, per 8 mesi ho lavorato alla tavola della cucina, senza un vero spazio per concentrarmi.
Questo creava problemi, specialmente durante le call, quando l’altra persona era in casa.
Molti esperti consigliano di avere un ufficio con una scrivania dedicata, ma non tutti possono permetterselo.
Altri suggeriscono di cambiare spesso postazione di lavoro in casa.
Io ora seguo questa strategia e devo dire che la mia produttività è abbastanza stabile, sia che lavori sul divano, sul balcone o altrove.
Dopo anni, la mia produttività è cresciuta notevolmente, ma il luogo in cui si lavora rimane un fattore da considerare.
2. Impostare delle pause
Le pause sono fondamentali per la produttività.
Anche breve pause di 15-20 minuti possono dare benefici al corpo e alla mente.
Ho notato che, lavorando ore davanti al computer, spesso soffrivo di dolori alla cervicale.
Fare una pausa caffè o affacciarsi alla finestra per respirare aria fresca ricarica le energie e permette di tornare al lavoro con più carica.
Esistono app che ti ricordano di fare pause regolari, come il plugin Break time per Google Chrome.
Anche la sera è fondamentale staccare la testa dal lavoro.
Spesso mi capitava di lavorare fino a tardi senza rendermene conto, spingendo oltre i limiti e abbassando la mia produttività.
Ero così concentrato che non mi accorgevo che era quasi buio fuori.
Ho capito che non si dovrebbe mai rispondere a chiamate di lavoro fuori dall’orario stabilito, proprio come se si lavorasse in un ufficio tradizionale.
Ci dovremmo comportare così. E su questo ne parlo in un articolo dedicato su come valutare i collaboratori.
Quando si chiude il computer, non si pensa al lavoro.
Ci pensiamo il giorno dopo.
Da poco per non stare a pensare al lavoro, verso fine giornata.
Mi appunto tutto su un block notes le task da fare o idea da valutare per lasciare libera la testa.
In aggiunta, da anni mi sono imposto la comunicazione con i clienti solamente tramite mail e per cose importanti si prenotano le videocall tramite Google Meet o altro..
3. Avere il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata
Lavorando da casa, mi capitava di non staccare mai la testa dal lavoro.
Questo può rovinare la vita privata, specialmente se si hanno problemi irrisolti.
Sicuramente questo può capitare anche lavorando un posto fisico al di fuori della propria casa, ma psicologicamente non viene trascinata a casa ma viene smaltita durante il tragitto di ritorno.
A me capitava spesso di lavorare troppo finché non completavo la task, che probabilmente non era urgente.
La passione si è trasformata in ossessione.
Poi si aggiunge, messaggi dei collaboratori per risolvere problemi tecnici, che nella fase di sviluppo e successiva lancio dei progetti, ci sono spesso cose da risolvere.
Quindi tutte queste mini situazioni portano non riuscire a gestire questo maledetto equilibrio.
Dopo due anni ho sentito un episodio su Spotify, del podcast di una ragazza che parla di benessere a 360 gradi, Virginia.
Che in quel episodio in particolare ne ha parlato, quindi ho pensato che sono stato l’unico: ti consiglio di ascoltarlo, che ti può dare una grande mano.
Infine, ho imparato a impostare regole precise:
- messaggiare solo Slack con i collaboratori interni
- messaggiare con Whatsapp con collaboratori esterni, ma con le notifiche spente (in futuro, vorrei impostare un secondo numero per il solo lavoro)
- messaggiare con i clienti tramite email e fissare call per discutere del lavoro tramite Google Meet
- rispondere mai dopo le 18, orario che mi sono prefissato e sto rispettando. Aspetto il giorno dopo a rispondere a tutti
- non lavorare mai nel weekend, magari studiare qualcosa per tenersi in aggiornamento
- godersi la giornata libera se non ci sono task da portare a termine.
4. Non credere che il lavoro da freelance sia 100% flessibile
Molti pensano che lo smart working sia completamente flessibile, ma non è così.
La flessibilità può portare a due strade: rimandare le task e diventare meno produttivi, oppure gestire il tempo in modo responsabile.
È importante impostare orari fissi, come se si fosse dipendenti di se stessi, e rispettarli.
Personalmente, mi sveglio alle 8:30 e lavoro con un orario definito, per evitare di sprecare tempo e ritardare le task.
Dobbiamo essere in grado di gestire i momenti di lavoro e i momenti di off con il giusto equilibrio.
Perché lavorare specialmente da dipendente, esci e si va con il pilota automatico 5 giorni alla settimana verso il posto di lavoro.
E sappiamo l’effettivo impegno orario da avere nelle giornate di lavoro.
Ma invece, da freelance le cose cambiano di molto.
Quindi questa famosa flessibilità ha diverse facce, sia negativi ma possono essere anche positive, come:
- gestire il proprio tempo come si vuole
- avere un computer a portata di mano e lavorare ovunque si vuole
- decidere quali giorni lavorare e quali andare in vacanza
Valutiamo attentamente, facendo un’analisi interiore e capire dove stiamo andando e come sfruttiamo questa flessibilità in modo concreto con risultati positivi, economici e non economici.
Conclusione
Abbiamo concluso la prima parte della mia esperienza da freelance, con molti errori e soluzioni che ho trovato nel tempo.
Ho sempre desiderato che qualcuno mi guidasse per evitare gli errori che ho commesso.
Ma oggi penso che quegli errori mi abbiano reso il professionista che sono.
Spero che questo articolo ti aiuti nel tuo percorso da freelance, sia che tu lavori da casa o in un coworking.
Non importa seguire esattamente ciò che ho fatto, ma è importante costruire il giusto mindset.
Al prossimo articolo!